All’inizio degli anni ’80 gli appassionati di musica desiderano una sempre migliore qualità del suono, mentre l’industria dell’intrattenimento ha bisogno di più spazio per immagazzinare l’enorme produzione di quegli anni. L’industria discografica, infine, ha bisogno di nuovi supporti che mandino in pensione il vinile e le musicassette.
Nasce così una joint venture tra l’olandese Philips e la giapponese Sony, che acquistano e sviluppano il brevetto dell’americano James T. Russel, uno scienziato che da diversi anni sperimentava la registrazione e riproduzione ottica del suono. Le due multinazionali sviluppano la lettura della traccia ottica attraverso il laser e mettono a punto sia il supporto fisico per la registrazione, sia gli apparecchi in grado di decodificare e riprodurre il suono. Il team della Sony era guidato da Heitaro Nakajima, che da molte fonti è ancora considerato l’inventore del Compact Disc.
Quando fu mostrato ad una platea di addetti ai lavori nel 1979 il Compact Disc aveva il formato definitivo di 120 mm e una capacità massima di 74 minuti e 33 secondi, esattamente la durata della Nona sinfonia di Beethoven con la direzione di Wilhelm Furtwängler del 1951.
Alla fine del 1981 esce il primo disco della storia ad essere pubblicato anche su Cd, Visitors degli Abba, ma i lettori in commercio sono ancora pochi e molto costosi.
L’anno successivo sul mercato giapponese vengono pubblicati 50 Compat disc di album già usciti da qualche anno in vinile, tra i quali 52nd street di Billy Joel. Contemporaneamente il supporto entra nelle radio, quando BBC trasmette Love over gold dei Dire Straits, band che detiene un altro record: il loro Brothers in Arms del 1985 è il primo CD a raggiungere il milione di copie vendute. Nel 1990 Sony e Philips lanciano sul mercato i CD registrabili: manderanno definitivamente in soffitta le musicassette, ma nel cuore degli appassionati di alta fedeltà non soppianteranno mai il vinile.