Simone Fattori

SUONI NELL'ETERE

Interno. Sera. Una giovane mamma tenta di convincere il proprio biondissimo bambino ad andare a dormire, ma il piccolo recalcitra, perché vuole aspettare il ritorno del papà. O, in subordine, ascoltare una canzone cantata da suo papà. La sua preferita. La giovane mamma cerca di accontentarlo e comincia a cercare il 45 giri: il papà del bambino, infatti, è un cantante di successo.

Il disco non si trova, ma proprio in quel momento il cantante di successo rientra a casa. Può così accontentare il suo bambino: mentre lo prende in braccio, infatti, parte l’orchestrazione della canzone. Dal nulla, perché intanto la giovane mamma non ha ancora trovato il disco.

Noi spettatori, però – e a giudicare dall’ampio sorriso anche il bambino – lo sentiamo benissimo, e mentre parte la strofa interpretata dal papà (che tiene il bimbo in braccio, lo guarda negli occhi, e passeggia sereno nel corridoio), la canzone si sviluppa in tutto il suo potenziale.

È una scena tutto sommato usuale nelle case di molti di noi, se non fosse per quella canzone che la trasforma in un videoclip, con il bimbo che finalmente si addormenta, proprio sullo sfumare della canzone. Per meglio definire di cosa stiamo parlando, occorre dare un volto ai giovani genitori. La deliziosa mammina è una giovanissima Romina Power, il papà/cantante di successo è, naturalmente, Al Bano.

Tutta questa serie di compromessi che lo spettatore accetta con benevolenza rappresenta il legame stretto tra il grande pubblico e un vero e proprio genere cinematografico tutto italiano: il musicarello.

(Incipit di Musicarelli, l’Italia degli anni ’60 nei film musicali. Puoi acquistarlo qui.)

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