Simone Fattori

SUONI NELL'ETERE

É una scena che oggi siamo abituati a vedere spesso, sui mezzi pubblici, nelle strade, negli internet caffè (da noi meno diffusi che nel resto del mondo): giovani e meno giovani con auricolari o cuffie anche di un certo ingombro, ascoltano la loro musica senza disturbare i vicini.

Si tratta di una consuetudine molto più radicata di quanto si possa pensare. Risale a molto prima che gli apparecchi di diffusione sonora diventassero sempre più piccoli e trasportabili. Molto prima dell’avvento dei transistor, dunque, che sostituirono le ben più ingombranti valvole, e prima delle pile che liberarono gli apparecchi dalla schiavitù del filo collegato alla corrente elettrica.

Nel 1932 un locale di Trieste lanciò la moda del Caffè del Silenzio. Al tempo, specie nella Mitteleuropa della quale Trieste era la propaggine mediterranea, i caffè erano ancora luogo di incontro e confronto di intellettuali, artisti e letterati. Il Caffè XXX Ottobre (sito nella via omonima) lanciò un’iniziativa che ebbe subito un grande successo tra i suoi colti avventori: centodieci cuffie, collegate ad un certo numero di apparecchi radio, per far si che si potessero ascoltare i programmi della radio italiana, nata da appena otto anni, senza disturbare gli altri clienti seduti ai tavoli e impegnati in dotte discettazioni, nella lettura di giornali e riviste, o in appassionanti partite a domino o scacchi.

Tra un sorso e l’altro di pregiate miscele di caffè e the scaricate nel vicino porto da navi provenienti da tutto il mondo, i frequentatori del locale potevano così ascoltare i discorsi del Duce, le notizie di politica estera e di economia, le trasmissioni di Marinetti e altri futuristi, le dirette musicali dai locali più alla moda di Torino o Roma, senza far rumore e anzi creando un irreale silenzio in un luogo tradizionalmente vivace e rumoroso.

Come racconta Giulio Cesari in un articolo pubblicato sul RadioCorriere del 21/28 maggio 1932, “Decisamente la Radio ha compiuto la sua rivoluzione nelle abitudini triestine: ha creato i caffè del silenzio, quelli dove tra le 19 e mezzanotte, si possono vedere, a molte decine, gli avventori immobili ad ascoltare la musica o la conferenza [ …]”.

Una grande novità, per i tempi. Anzi, un vero e proprio salto nel futuro. Al punto da meritare questo lungo resoconto giornalistico che racconta ancora come “a Trieste i Caffè a …galena sono già designati all’attenzione pubblica come ritrovi dove vi si può astrarsi dall’ambiente e assaporare, in silenzio, la gioia di una bella esecuzione d’opera o di un buon concerto, senza maggiore spesa, senza l’obbligo di mettersi in abito da parata, senza neppure la necessità di subire qualunque programma: se un pezzo non piace, ci si toglie la cuffia e si attende che quel pezzo passi.”

Il Caffè XXX Ottobre fu presto imitato dallo storico Caffè Fabris, in piazza Dalmazia, e, come conclude magistralmente Cesari nell’articolo dal quale sono tratte le foto: “nel caffè di solito rumoroso di voci, di cozzi di porcellane, di urto di palle di bigliardo, c’era un silenzio raccolto. Sui visi dei galenisti si leggevano le sensazioni che venivano loro dallo spasimo di Tristano morente nell’attesa di Isotta, troppo lenta a venire al convegno supremo.”

 

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