Simone Fattori

SUONI NELL'ETERE

Quando nasce il tormentone estivo? Ben prima di quanto si possa pensare. E’ l’alba degli anni ’60, il benessere economico genererà la moda della villeggiatura, e con essa un filone musicale che ogni estate produrrà una serie infinita di tormentoni balneari. Legata a un granello di sabbia, di Nico Fidenco, il trittico Con le pinne il fucile e gli occhiali, Abbronzatissima e I Watussi di Edoardo Vianello, Stessa spiaggia stesso mare di Piero Focaccia, E la chiamano estate di Bruno Martino, Una rotonda sul mare di Fred Bongusto e ancora Gino Paoli con Sapore di sale. 

Il re di tutti i tormentoni estivi moderni tuttavia, e maggiore successo radiofonico degli anni Ottanta, è indubbiamente Vamos a la Playa del 1983. 

Lo presentavano due ragazzi torinesi, Michael e Johnson Righeira, affatto fratelli, dinoccolati e acconciati con vestiti e occhiali coloratissimi, e prodotti da altri fratelli, i La Bionda, una sorta di alchimisti del successo Disco del periodo. 

Vamos a la playa aveva però alcune particolarità inedite. Innanzitutto era cantato in spagnolo, una lingua poco utilizzata nel periodo, anche se il lato B del 45 giri, che le radio trasmettevano alternativamente al lato A, conteneva la cosiddetta Italian Version, con un testo dal significato leggermente diverso. 

Inoltre, a dispetto del ritmo e dell’allegria del ritornello, il testo spagnolo parlava sì di andare in spiaggia, ma in una spiaggia post-atomica, dove ci si abbronza con i raggi della bomba, di- ventando blu, dove il mare è fosforescente, sempre per via delle radiazioni, e conviene tenere su un sombrero, perché il vento radioattivo spettina i capelli. 

Insomma, saranno anche versi banalotti, ma molto diversi dai tormentoni estivi ai quali la musica italiana era abituata, avvicinandosi più ai dettami del Futurismo. Il testo italiano sfumava di più l’atmosfera post- atomica, ma trattava comunque di un’estate futuribile con replicanti e pizze radioattive. La base musicale, dotata di micidiale ritornello, non era così banale, anzi denotava una certa ricercatezza dei suoni elettronici con echi post punk. 

Il successo si misurò in 3 milioni di copie vendute, e una presenza costante su tutte le radio europee, mai più pareggiata dai Righeira nonostante la notorietà dei successivi No tengo dinero e L’estate sta finendo (1985). 

Testo tratto da Suoni nell’etere – 100 anni di musica e radio Vololibero Edizioni

 

 

 

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