Simone Fattori

SUONI NELL'ETERE

Tra il 1988 e il 1991 un filone del rock comincia a fare rumore, e non soltanto perché è questo sottofondo rumoroso che ne contraddistingue le strofe malinconiche, prima di un ritornello urlato e dall’improvvisa esplosione melodica.

Nasce e si sviluppa dove meno te lo aspetti, nello Stato di Washington, e nello specifico a Seattle, grazie all’attività di una piccola etichetta indipendente locale, la Sub Pop. Le due radio della città se ne accorgono immediatamente. Una, KISW-FM, perché è una radio active rock, ossia un mix di rock classico e rock moderno, e tra i suoi dj annoverava Cathy Faulkner, che aveva l’abitudine di supportare le band locali e di trasmettere anche i loro demo, e Damon Stewart, che spesso ospitava le band per interviste e piccoli set live. Del resto lo slogan dell’emittente era da sempre “The Rock of Seattle”.

L’altra emittente, la più piccola e alternativa KNDD, trasmette solo rock contemporaneo e ad agosto del 1991 cambia nome, diventando 107.7 The End, nome che faceva riferimento alla sua posizione alla fine dello spettro delle frequenze FM disponibili, e specializzandosi ancora di più nella trasmissione delle nuove tendenze rock americane (il primo brano trasmesso dopo il cambio di nome fu It’s The End of The World As We Know It (And I Feel Fine) dei REM).

Nel giro di un mese da questo nuovo corso, escono uno dietro l’altro tre album fondamentali delle tre band di punta del nuovo rock di Seattle: Ten dei Pearl Jam, Badmotorfinger dei Soundgarden e soprattutto Nevermind dei Nirvana.

È la consacrazione di quello che ormai tutti, nel mondo, chiamano grunge: un rock nichilista, che prende il nome da un modo per definire qualcosa di particolarmente sporco. Le canzoni sono rumorosissimi impianti di chitarre distorte e ritmiche scarne, sulle quali si aprono disperati lampi di rabbiosa melodia, con testi che intercettano il malessere esistenziale dei giovanissimi delle periferie industriali delle grandi città o degli isolati villaggi della vasta America. I musicisti hanno tutti pantaloni strappati e magliette lerce sotto pesanti camicie da lavoro di flanella.

 

Tratto da Suoni nell’etere – 100 anni di musica e radio

 

 

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