Simone Fattori

SUONI NELL'ETERE

Gli editori radiofonici italiani hanno presentato nei giorni scorsi il servizio Radioplayer Italia, un aggregatore che permette di ascoltare in una sola app, fruibile da ogni device ( smartphone, tablet e pc, ma anche smart speakers, smart watches, smart TV, speakers wifi, oltre a connected cars) tutte le emittenti radiofoniche nazionali, Rai compresa, e molte delle locali.

E’ certamente una buona notizia per la radiofonia italiana, settore che ha dimostrato spesso di saper fare blocco e andare oltre gli interessi di bottega per il bene di tutto il movimento. 

Del resto una recente ricerca realizzata da GfK per TER  “L’ASCOLTO della RADIO ai TEMPI del COVID” – ha evidenziato come il mezzo radiofonico sia tra quelli che meglio hanno affrontato l’emergenza pandemia, adattando i propri palinsesti e continuando ad offrire informazione e intrattenimento di alta qualità. E anche i risultati non si sono fatti attendere:  è calato naturalmente l’ascolto in auto ma è aumentato quello da casa, che è risultato più prolungato nel tempo e più interattivo. Insomma, gli italiani hanno risposto alla versatilità della radio, ribadita ancora di più in questa situazione drammatica, ascoltandola per più ore al giorno, con maggiore attenzione e interagendo di più con le i propri dj preferiti.

Ma cosa aggiunge questa app alla fruizione radiofonica? La prima impressione è che non tutti gli ascoltatori ne sentivano l’urgenza, per un paio di ordini di motivi. 

Innanzitutto perchè la radio è il mezzo che più incarna il concetto di fidelizzazione. Chi elegge una radio come sua preferita in genere si sente parte di una comunità e difficilmente ne ascolta altre. Al massimo ne sceglie due con offerte di contenuti diverse. Per questi ascoltatori una o due app, quelle delle emittenti preferite, sono più che sufficienti.

Per contro, chi ha gusti più volubili, e una sana curiosità sulla programmazione di diverse emittenti, ha da tempo diverse opzioni che propongono un’offerta peraltro decisamente maggiore. 

Siti e app quali Tune In o my Tuner-radio offrono già da tempo la possibilità di spaziare con un click su diverse emittenti, catalogate anche in base all’offerta musicale e informativa e soprattuto senza confini.

Attraverso queste piattaforme si possono infatti ascoltare emittenti radiofoniche di diversi paesi, in diverse lingue e con una qualità tutto sommato accettabile. Per non parlare di Radio Garden, sito tra i più condivisi in questi tempi di cattività, che permette di muoversi su un mappamondo e scegliere tra le lucine accese la radio che si vuole ascoltare, in ogni città del mondo. Personalmente ho trascorso diversi pomeriggi ad ascoltare con grande curiosità le emittenti africane.

 

Sicuramente Radioplayer Italia permette di andare direttamente alla fonte: sono infatti gli editori italiani ad aver creato PER Srl (Player Editori Radio) e a gestire direttamente lo streaming dei contenuti creati dai propri gruppi radiofonici. La qualità dell’ascolto sarà sicuramente superiore, così come magari in futuro sarà possibile accedere a tutta una serie di contenuti extra. 

In ogni caso l’applicazione è gratuita, non chiede la registrazione, e se non altro offre qualche garanzia in più sulla gestione dei dati personali degli utenti. Per il resto l’applicazione promette di utilizzare le preferenze degli utenti, come le specifiche dell’ascolto, in streaming e on demand, e la sua durata per una proposta musicale tarata sui loro gusti e connessa alle piattaforme musicali in streaming che si utilizzano abitualmente. 

La società che raggruppa tutte le emittenti radiofoniche italiane, nazionali e locali, ha scelto come partner per questa avventura Radioplayer Worldwide, piattaforma senza scopo di lucro nata in Inghilterra e che già fornisce la tecnologia per una decina di realtà analoghe a quella appena nata in Italia (in Regno Unito, Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Irlanda, Norvegia, Svizzera, Canada e Perù).

L’obiettivo finale è comunque quello di implementare l’ascolto radiofonico. Secondo alcune ricerche di Radioplayer Worldwide, infatti, nel Regno Unito nel primo anno si è registrato un aumento del 32% su base annua delle ore di ascolto online, in Belgio le ore di ascolto online sono aumentate del 23% nel loro primo anno, mentre in Canada, i gruppi registrano aumenti del 47% su base annua delle ore di streaming dal lancio.

Ultimo dubbio è quello che riguarda il consumo medio di dati che potrebbe richiedere l’ascolto di Radioplayer: i consueti 60mb per ora che rappresentano la media streaming?

 

 

 

Un pensiero su “Radioplayer Italia: cos’è e cosa vorrebbe essere

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